Indietro

Corriere Fiorentino: "Toscana, la svolta energetica si fa in comunità (aspettando Roma)"

07 giugno 2022

Corriere Fiorentino: "Toscana, la svolta energetica si fa in comunità (aspettando Roma)"

L’interesse per gli impianti condivisi per le rinnovabili è alto, ma le risorse sono ancora bloccate. Toscana alla testa delle Regioni per cambiare le regole

Condividiamo di seguito l’articolo di Silvia Ognibene per Il Corriere Fiorentino.

"Toscana, la svolta energetica si fa in comunità (aspettando Roma).
L’interesse per gli impianti condivisi per le rinnovabili è alto, ma le risorse sono ancora bloccate. Toscana alla testa delle Regioni per cambiare le regole".

Un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Sono le comunità energetiche, che potrebbero svolgere un ruolo strategico per allentare la dipendenza dal gas, abbattere notevolmente i costi per le materie prime energetiche e imprimere un’accelerazione decisa nella transizione ecologica. In Italia le comunità energetiche sono state introdotte con il Milleproroghe 2019 che ha recepito la direttiva europea con la quale veniva riconosciuta la valenza giuridica di questo tipo di associazioni. Adesso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mette a disposizione 2,2 miliardi di euro per promuoverle e si stima che alla Toscana vadano 55 milioni della dotazione complessiva, che dovranno essere distribuiti sotto forma di prestiti a tasso zero da concedere attraverso bandi regionali. Con alcuni paletti: destinatari dei fondi sono soltanto i Comuni con una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. E soprattutto ancora questi fondi non sono disponibili ed è ancora in corso la discussione con il ministero della Transizione ecologica su alcuni punti cruciali, a cominciare proprio dal discrimine individuato nel numero di abitanti.
La Toscana che, spiega l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni, «ha intenzione di investire molto nella transizione energetica», ha deciso di destinare altri 20 milioni dei fondi strutturali alle comunità energetiche. Fondi che ancora non ci sono, l’arretrato è di due anni e si spera che arrivino entro la fine dell’anno. «Le comunità energetiche si possono fare anche senza finanziamento pubblico — spiega Monni — ma è senz’altro importante che le risorse ci siano. Ci sono i fondi del Pnrr, ma c’è stato un confronto molto aspro fra la commissione ambiente di tutte le Regioni italiane, che hanno accolto le perplessità avanzate proprio dalla Toscana, e il ministero della Transizione ecologica. Il ministero mette a disposizione oltre due miliardi, che sicuramente sono tanti, ma sotto forma di prestiti e solo per i piccoli Comuni. Secondo noi questo è assurdo: in primo luogo devono essere finanziamenti a fondo perduto e non prestiti, e soprattutto non ha senso mettere un tetto di abitanti che tagli fuori tutto il resto del territorio, come mettere un limite alla quantità di produzione, attualmente fissata in un megawatt: le comunità energetiche, e più in generale la transizione energetica, hanno bisogno delle imprese, tagliarle fuori non ha alcun senso. E poi c’è il limite del 2026, anno entro il quale vanno spesi i soldi del Pnrr che tra l’altro finanzia soltanto l’installazione degli impianti per le energie rinnovabili: serve anche molto altro, molto va fatto prima, a partire dalla progettazione che così non è finanziata».
Le Regioni hanno chiesto la presenza del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in commissione per affrontare tutti questi nodi, da tre settimane aspettano una risposta. Intanto la Toscana si è organizzata per mettere a disposizione il personale della Direzione ambiente e dell’Agenzia regionale recupero risorse che sta facendo attività di informazione, in collaborazione anche con Anci, l’associazione dei Comuni. «Abbiamo richieste da tutti i territori della regione — conclude Monni — Cittadini, imprese e Comuni hanno grande interesse per le comunità energetiche, un interesse che arriva da aree interne e urbane, industriali e rurali».
Tra i Comuni più avanti nel percorso ci sono quelli di Collesalvetti (Livorno) e Barberino-Tavarnelle (Firenze). «Quella delle comunità energetiche è una sfida ambiziosa, la dobbiamo accogliere e giocare» dice il direttore di Anci Toscana, Simone Gheri. «Condividiamo la scelta della Regione e dell’assessore Monni di insistere con il Governo per ottenere il cambiamento di vincoli e procedure. Però intanto stiamo lavorando con l’Agenzia regionale di recupero risorse e con il Consorzio energia toscano per creare un pool da affiancare ai Comuni, per sostenerli nella redazione degli studi di fattibilità, della gara e del project financing. Il rischio di non fare l’operazione migliore possibile esiste ed è alto. Non è tutto oro quello che luccica. I progetti vanno calibrati bene, valutando le capacità produttive e le capacità di consumo perché l’obiettivo non è produrre energia per ributtarla in rete, è l’autoconsumo». Servono tetti o grandi spazi per installare gli impianti di produzione e soggetti che consumino sette giorni su sette: serve quindi coinvolgere le amministrazioni comunali e le famiglie che, ad esempio, possono usare l’energia durante la notte o nel week end quando la grande maggioranza delle aziende è ferma. «Si possono fare le comunità energetiche anche senza i Comuni, ma riteniamo che i Comuni abbiano un ruolo strategico, sia perché possono mettere a disposizione spazi sia perché possono anche essere garanti dell’operazione», conclude Gheri. I primi passi concreti potranno essere mossi dopo la pubblicazione del bando con cui il Governo assegnerà i fondi e ne stabilirà la ripartizione, attesa (almeno in teoria) entro il mese di giugno.
 
Link all’articolo: https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/22_giugno_05/toscana-svolta-energetica-si-fa-comunita-aspettando-roma-ce400340-e4e4-11ec-be2d-3355bcaacb67.shtml

Condividi